Quinto Giorno
La mattina seguente si svegliò e si guardò intorno, era tutto finito, sorrise di nuovo e abbracciò il cuscino, poi di nuovo si ricordò che aveva un appuntamento con la sua fidata (almeno a prima vista…) compagnia; così, felice, si alzò e baciò sua madre, fece colazione gustandosela, come non faceva più da giorni, salutò tutta la famiglia dopo essersi preparata e si precipitò in strada per salutare i suoi amici.
Le sembrò, guardandoli da lontano, che un alone di tristezza aleggiasse su di loro, e ciò fu confermato quando li raggiunse.
Alcuni di loro stavano piangendo, Michael guardava un punto fisso ma sembrava l’unico meno sconvolto, così cercò chiarimenti da lui riguardo allo sconforto che attanagliava la comitiva: «ancora non hai saputo. Potevi guardare almeno un telegiornale siccome ne parlano tutti oramai…». Comprese che si trattava di qualcosa di particolarmente grave, e mutò l’espressione del suo viso da sorridente a preoccupata: «stanotte, verso le 2 o le 2.30, Bruno è morto…».
I suoi occhi si aprirono e lo sconcerto gli trattenne le palpebre, si coprì la bocca con una mano, non credeva a quello che gli era stato detto, e odiava il modo in cui gli era stato detto, Michael intanto continuò: «è stata trovata la sua auto schiantata contro un albero, in fiamme, ora è completamente distrutta, eppure dicono che forse non è stato un incidente, la metà sinistra del suo viso infatti era stata scarnificata in un modo mostruoso, totalmente, le ossa erano pienamente visibili».
Fran fu sconvolta da queste notizie, eppure qualcosa non la fece piangere, un qualcosa trattenne le lacrime dentro di lei, riuscì solo a esternare il suo dispiacere a Michael, balbettando, poiché sapeva che era il suo migliore amico, ma la voce del suo ragazzo la sconcertò profondamente: le aveva consigliato di seguire un telegiornale, ma anche le sue espressioni erano quelle di chi guarda i fatti dall’esterno come se non avesse mai conosciuto la povera vittima dell’incidente, contraddistinte da una freddezza non rara ma unica.
Poi pensò forse che era talmente sconvolto da non poter provare più emozioni precise, così lo abbracciò per donargli conforto, ma il suo pensiero venne distrutto dall’azione seguente del ragazzo che si mosse velocemente e disse: «allora ragazzi, andiamo a fare questa passeggiata, Fran è qui ora», era calmo come poche volte avevano potuto notare, e tutti lo seguirono guardandolo però sbalorditi per “l’iceberg” che mostrava di essere.
E tale rimase per il resto della mattinata, e così lo lasciarono quando si salutarono tutti poco dopo, poiché non avevano una gran voglia di passeggiare dopo quello che era successo.
Quando fu a casa Fran non sapeva a cosa pensare, non voleva immaginare che il suo sogno fosse in qualche modo collegato a quello che era successo, ma non riusciva a non pensarlo, tutto quadrava: nel suo sogno l’essere che aveva le sembianze del suo amico Bruno era scomparso per sempre, bruciando e mostrandole infine le sue “due facce”, e probabilmente proprio nella stessa ora della notte il suo amico Bruno, quello in carne ed ossa, era morto, schiantandosi contro un albero, la sua auto era finita in fiamme, bruciando in parte anche il corpo, il suo viso però era stato distrutto da una qualche forza esterna.
Tutto era terribilmente ed angosciosamente combaciante (naturalmente nelle giuste proporzioni tra mondo e sogno…); rabbrividì e aprì gli occhi più che poteva, stava tremando mentre la sua fronte cominciava a mostrare delle gocce di sudore freddo: quello che aveva visto quella notte era davvero sogno? Poteva mai essere una sorta di visione, che le aveva predetto il futuro del suo amico? O un qualche collegamento con la mente dell’altro? Tutto le sembrava assurdo eppure ci doveva essere una zona del suo cervello che le permetteva di vedere quelle cose, che la portava in un mondo onirico parallelo, poiché quelle visioni non potevano di sicuro essere normali sogni.
Pianse tutta la giornata pensando al fatto che non avrebbe mai più visto una persona a lei cara; una vita intera, anche se fosse durata solo un altro istante, alla quale viene tolta la possibilità di vedere un uomo che significa qualcosa per l’altra persona, anche se si limitava magari a rimembrare qualche ricordo di poca importanza; ma pianse anche perché non capiva cosa le stesse accadendo a causa di quei sogni.
Di nuovo l’oscurità seguì la luce per prendere il suo posto, e Morfeo nuovamente abbracciò le valli di questo mondo per portare sollievo e dolore, vita e morte.
Quando pensò di riposare ancora le sue stanche membra non ebbe la stessa sensazione delle precedenti notti: sapeva di essersi liberata almeno dagli incubi notturni, anche se aveva constatato, con la tragica morte di Bruno, che erano cominciati quelli diurni, e non pensò al discorso che l’ormai defunta creatura alata le aveva fatto la nottata precedente con tono grave.
Si posò sul letto, soavemente, fissò per un attimo un punto preciso, mentre la sua mente lasciava scivolare via tutti quegli orribili avvenimenti, poi le sue palpebre calarono lentamente, coprendo la luce e le sensazioni che scaturivano dai suoi streganti ed emozionanti occhi verdi.
Dormì tranquillamente per un paio di ore, poi si ritrovò per l’ennesima volta in quell’immenso prato, coperto da un cielo totalmente limpido. Era sola in quella distesa paradisiaca, e questa volta non vedeva alcuna zona “oscura” stagliarsi malefica in lontananza. Dopo un po’ però notò una figura in lontananza, non era molto lontana da lei ma non poteva distinguere precisamente le sue sembianze.
Per un momento ebbe paura, poi decise di avvicinarsi, come se la curiosità l’avesse ipnotizzata: una volta vicina si rassicurò poiché questo nuovo ospite non possedeva ali o altre anormalità, era solo un corpo umano, e si rese conto che di fronte ad esso si ergevano due alberi colmi di fiori che cadevano dolcemente, come fosse una continua pioggia rallentata.
Quando gli fu alle spalle quello lentamente si girò, e Fran fu felice di notare che si trattava di una persona molto cara, il suo Michael, un uomo importante per lei.
«Michael sei…sei tu!? Non ci posso credere, io…finalmente è tutto finito…!».
L’altro non rispose, Fran gli accarezzò il viso ma ancora non ricevette risposta alcuna, anzi non fu rassicurante la temperatura che aveva il corpo dell’ospite del sogno: era piuttosto fredda per essere normale.
Nel frattempo, il corpo di Fran stava contorcendosi in un modo raccapricciante, già dall’inizio del suo sogno nonostante fosse cominciato come un sogno piacevole.
Per un attimo alla sua proiezione onirica tornò in mente il discorso della creatura alata: “se quel viso da te ritenuto malvagio ti causava dolore, ora lo farà un viso da te ritenuto amichevole, se una voce ti causava angoscia, ora lo farà il silenzio…”; impallidì pensando che ciò che le era sembrata una vana minaccia poteva avverarsi davvero come una tremenda punizione, arretrò di due passi mentre anche la sua figura nel mondo dei sogni cominciava a tremare.
Subito Michael piegò il collo e la testa verso sinistra, mentre il suo sguardo rimaneva morto e privo di espressione, poi rialzò la testa e chiuse gli occhi: proprio in quell’istante la ragazza notò varie anomalie intorno a sé, di nuovo le distorsioni che le ricordavano una vecchia pellicola.
Dopo poco il ragazzo riaprì gli occhi, ora non potevano distinguersi le pupille, infatti entrambi i bulbi erano totalmente scuri, completamente privi di vita, come se stessero per scoppiare: Fran indietreggiò ancora, la paura di nuovo si divertiva ad accarezzarla sadicamente causandole brividi sia sul suo sinuoso corpo sia nella sua tormentata mente.
Michael d’un tratto cominciò a piangere senza lasciare alcuna espressione comparire sul suo volto, ma le sue lacrime erano sangue, e gli solcarono il viso lasciando una precisa scia sulle sue guance, e continuarono a scendere, lungo il suo collo, una dietro l’altra, segnando sempre di più il viso, rendendo quella scena insopportabile agli ormai distrutti, ma ancora splendidi occhi della giovane. Tutto intorno cominciarono a comparire nuvole oscure, che viaggiavano ad una velocità inimmaginabile, e di nuovo erano accompagnate da un frastuono assordante e riverberante: Fran si girò per scappare, ma si rese conto che, per quanti passi sarebbe riuscita a compiere, non si sarebbe mossa da dove si trovava, poiché qualcosa di imperscrutabile, come una forza paranormale, la tratteneva, e infatti la distanza tra lei e quella presenza inquietante non cambiò minimamente.
Non voleva girarsi per guardarlo in viso, ma il cielo divenuto rossastro le crollò addosso, come era accaduto due notti prima, anche se molto più velocemente, e delle braccia marce con forza uscirono dal terreno e dalle nuvole che le erano intorno, trattenendola, e costringendola a girarsi per fissare gli occhi sanguinanti del suo ragazzo.
Cominciò a piangere come non aveva mai fatto prima, ora che ogni speranza stava svanendo, poi ogni suono scomparve del tutto: pensò di aver cominciato a perdere i sensi, ma poi si ricordò di nuovo di quella frase, “una voce ti causava angoscia, ora lo farà il silenzio…”.
Il dolore si era ormai impossessata del suo corpo e della sua anima, ma soprattutto dei suoi sentimenti, non poteva più sentire alcun rumore, però i suoi occhi potevano ancora vedere tutta quella infernale e rumorosa (nonostante fosse costretta a non udire nulla) scena, quindi pensò che quella minacciata punizione si stava compiendo in ogni minimo particolare, per farla soffrire dall’inizio alla fine; poi di colpo cominciò a piovere delicatamente, e potette cogliere lo scrosciare della pioggia accompagnato dal totale silenzio circostante, come se qualcuno volesse alleviarle la pena: subito le venne in mente che Bruno amava la pioggia, ma lei non aveva mai capito il perché, al contrario di questa volta, in cui ne colse al volo il dolce motivo.
Comprese il suo errore, e continuò a versare lacrime poiché non poteva più scusarsi con il ragazzo morto sulla Terra così come nella sua mente, quindi si prese tutte le colpe.
Ora il suo corpo si distese calmo per un’ultima volta, essa infatti non viveva più nel mondo dei vivi, dove non poteva più provare emozioni, bensì nel mondo dei sogni e degli incubi.
Ciò che non era segno del male, ma che si presentava come difficile da affrontare, fu allontanato poiché non poteva causarle piacere istantaneo, questo fu un grosso errore; quella creatura alata, il cui volto rappresentava il viso del suo caro amico, era solo il suo custode dei sogni, l’unica creatura che le avrebbe assicurato un equilibrio psichico: tutte le sue domande, tutte le sue espressioni, tutte le sue azioni, avevano lo scopo quasi di un insegnamento per quella splendida creatura che Fran era, lo scopo di farle prendere coscienza delle sue scelte e del mondo che la circondava, ma quello scopo era rimasto incompreso per una superficialità, che andrebbe cancellata da ogni essere in verità…
“
Ebbene ero solo un custode dei sogni, una creatura potente quanto insignificante, incompresa quanto importante, forse la cosa meno conosciuta dagli umani, nonostante io sia creato da loro stessi, e questo la dice lunga sulla capacità di governamento che l’uomo ha su gran parte del suo cervello.
Non mi conosci, ma ti osservo. La tua vita non è per me che un’ossessione. Ti seguo, scruto nella tua vita incessantemente, ascolto ogni tuo respiro, ogni battito del tuo cuore. Cosa sai, tu, di me? Nulla! Perfino la mia esistenza ti è ignota. Ma io ti conosco. Ho imparato ogni espressione del tuo viso, ogni smorfia, ogni dettaglio. Indovino i tuoi pensieri, conosco le tue ansie, le tue paure. Saprei perfino dirti quando ti radi male la barba. Sono qui, anche se non mi vedi. I miei occhi non fanno altro che osservarti. Non ho altro scopo che la tua vita, e quando sarà il momento, con un gesto semplice, me la prenderò. Un lampo e un ruggito saranno l’addio definitivo
.”
PS: Grazie ad AutomaticJack per la frase finale (quella in corsivo!)…!